Gran Paradiso: Da Valnontey al rifugio Sella passando per i casolari dell’Herbetet

Nel 2018 alcuni di noi hanno fatto una vacanza di rifugio in rifugio sul Gran Paradiso. L’idea era di partire dalla Val d’Aosta toccando le nostre due valli preferite (Valnontey e Valsavarenche) e poi di ridiscendere in Piemonte passando dai celebrati colli del Nivolet.

Dopo l’arrivo a Valnontey, durante la prima tappa ci siamo trasferiti al rifugio Vittorio Sella facendo però un’itinerario più lungo (e più interessante…) di quello “classico”: siamo infatti passati dai casolari dell’Herbetet.

L’insieme delle cinque tappe della vacanza 2018 sul Gran Paradiso

Siamo arrivati il giorno prima, in treno fino ad Aosta e in pullman fino a Cogne prima e Valnontey dopo. Dal balcone dell’albergo si vede una splendida vista sulla Testa di Valnontey. Con la luce della sera sembra un dipinto.

La Testa di Valnontey dal balcone dell’Hotel Herbetet

La mattina dopo la Testa di Valnontey risplende al sole. L’escursione prevede la salita al rifugio Vittorio Sella (dove pernotteremo) senza salire però dal sentiero classico dell’alta via n.2 (il numero 18), ma passando invece dai casolari dell’Herbetet e da Pian di Resello.

Dopo la partenza da Valnontey (1675 m s.l.m.), la prima parte del percorso prevede la facile risalita del vallone di Valnontey seguendo l’omonimo torrente sul sentiero n. 22. Arrivati alla fine della valle, si risale sulla destra fino ad arrivare all’incrocio dove si stacca il sentiero 22G.

Il bivio per il sentiero 22G (2041 m s.l.m.)

Si continua a salire fino ad arrivare ai casotti del parco (2442 m s.l.m.). Siamo saliti di 700 m praticamente senza accorgercene, il sentiero è tranquillo e la giornata piacevole.

I casolari dell’Herbete, strutture del PNGP

Dopo una breve sosta proseguiamo fino a raggiungere il luogo scelto per la nostra pausa pranzo: Pian di Resello (2518 m s.l.m.). Pian di Resello è un posto splendido che invita alla meditazione. Da qui si può ammirare verso nord la valle di Valnontey e verso est e sud le montagne che chiudono la valle con i loro ghiacciai. Su tutti spiccano (da sinistra a destra) la Punta Tsissetta (3415 m) con il ghiacciaio di Valetta, Punte Patri nord (3559 m) e sud (3580 m) e l’omonimo ghiacciaio, la Torre di Sant’Orso (3618 m) con il ghiacciaio Coupé di Money, il massiccio di San Pietro che culmina con la torre del Gran San Pietro (3692 m) e sotto il Glacier de Money. Segue poi il gruppo Roccia Viva, per finire con la Testa di Valnontey. A destra si intravede il Ghiacciaio della Tribolazione.

Le montagne viste da Pian di Resello
La Valnontey vista da Pian di Resello
Pian di Resello: i cartelli dedicati a Renzo Videsott direttore del parco dal 1944 al 1969

Ripartendo si prosegue in quota fino al guado del Torrent du Grand Vallon (2534 m s.l.m.). Il guado non è banale (tant’è che al rifugio Sella troveremo un cartello che mette in guardia gli escursionisti) e risulta essere il passaggio più difficile della giornata. Lo superiamo comunque senza grosse difficoltà.

Si risale ancora, arrivando alla massima quota della giornata (2667 m s.l.m.) dopo aver superato i due facili punti attrezzati che ci sono sul percorso.

Il primo passaggio attrezzato da risalire andando da Pian di Resello al rifugio Sella


Il secondo e più facile passaggio attrezzato

Mentre riscendiamo verso il rifugio Sella il tempo si guasta rapidamente e ci sorprende una breve grandinata. Ci ripariamo rapidamente con giacche a vento e coperture degli zaini e facciamo la riflessione che la grandine, almeno finché i chicchi sono piccoli, è meglio della pioggia: ci si bagna meno!

Dopo poco raggiungiamo i laghetti del Lauson (2655 m s.l.m.) e quindi il rifugio Sella (2578 m s.l.m.).

I laghetti del Lauson (foto del 2017)
Il rifugio Vittorio Sella (foto del 2017)

Per vedere il tracciato dell’escursione con alcuni dati su dislivelli e tempi di percorrenza vi rimandiamo alla pagina del percorso nel nostro sito girelloni.net.

Il percorso completo

Lettura abbinata: “Nelle foreste siberiane” di Sylvain Tesson. Una citazione letta proprio quel giorno del 2018…

“Fuori c’è il caos. Il vento strappa a morsi i cumuli di neve. Le raffiche si accaniscono contro il limitare della foresta: i cedri sostengono il primo assalto, rami strappati passano volando sopra le cime. La tempesta tenta di sradicare gli alberi. Il vento è una forza triste: si accanisce inutilmente. Guardare il suo furore stando al caldo accanto a una stufa: una definizione della civiltà” (corsivo mio).