In una meravigliosa giornata di sole di inizio luglio, inauguriamo la nostra vacanza 2019 nelle Dolomiti. Siamo appena arrivati da Firenze. La nostra solita partenza all’alba, già in tenuta escursionistica, per sfruttare anche la primissima giornata di cammino.
Scegliamo un itinerario semplice ma meraviglioso dal punto di vista paesaggistico, apportando una modifica alla versione più classica che troviamo generalmente per questo percorso, evitando i passi delle Coronelle e del Vajolont, tecnicamente più impegnativi.
Lasciamo la macchina a Carezza al parcheggio degli impianti di risalita Paolina e raggiungiamo l’omonimo rifugio con la seggiovia. Ci incamminiamo lungo il sentiero 539 che in leggera salita conduce fino al monumento a Christomannus, un’aquila di bronzo eretta in onore di Theodor Christomannus, pioniere del turismo nelle Dolomiti.

Proseguiamo il nostro cammino adesso lungo il sentiero 549 che in breve tempo conduce prima alla caratteristica Baita Pederiva, poi al Rifugio Roda de Vael. Il panorama che ci circonda è meraviglioso. Ci troviamo all’interno del Catinaccio e le forme più tipiche delle guglie dolomitiche si innalzano ovunque attorno a noi.



I più intrepidi, ma soprattutto coloro che non soffrono di vertigini, possono proseguire il giro raggiungendo il Rifugio Fronza alle Coronelle, attraverso il Passo del Vajolont o quello delle Coronelle. Noi decidiamo di alleggerire la nostra prima giornata di cammino e torniamo leggermente indietro per il sentiero 549, ripassando dal monumento a Christomannos e proseguendo, sempre lungo il 549, detto anche sentiero del Masarè, che ci porta fino al Rifugio Fronza alle Coronelle. Sotto di noi, la devastazione della tempesta Vaja, che ha colpito questa zona nell’ottobre 2018. È una sofferenza constatare con i nostri occhi l’immensità dei danni causati dalla furia del vento.
Il sentiero che percorriamo, molto agevole e quindi consigliato a qualunque categoria di escursionista, consente di spaziare la vista dall’imponente catena del Latemar al vasto altopiano dello Sciliar.


Dopo una veloce sosta per il pranzo al Rifugio Fronza, iniziamo la nostra discesa verso il Lago di Carezza, imboccando il sentiero 1, che lasciamo quasi subito per il numero 16. Giunti al Rifugio Duca di Pistoia, tra pascoli e bei prati fioriti, ci incamminiamo per il sentiero 1A, detto anche Sentiero delle perle, che scorre dentro ad un bel tratto boschivo. Imbocchiamo infine il sentiero 9, a destra, che scende ancora un po’ nel bosco e ci conduce al parcheggio del lago di Carezza, che raggiungiamo percorrendo il sottopasso di recente costruzione, che evita l’attraversamento della strada statale. Abbiamo davanti ai nostri occhi, più vicini che mai, i danni della tempesta. La foresta, in alcuni tratti, è andata completamente distrutta. Ma questo luogo pare davvero magico e veniamo completamente rapiti dall’incanto delle guglie del Latemar che si rispecchiano dolcemente nelle acque cristalline, che cangiano di tonalità, dal verde all’azzurro, in base alla luce del sole. Carezza è il luogo dove sono ambientate molte leggende dolomitiche e non serve chiedersi il perché, tanto è il fascino che emana questo incantevole luogo.

La giornata è finita e la stanchezza inizia a farsi sentire. Raggiunto il parcheggio della seggiovia Paolina, riprendiamo il nostro viaggio verso la Val Gardena.
Per vedere il tracciato dell’escursione con alcuni dati su dislivelli e tempi di percorrenza vi rimandiamo alla pagina del percorso nel nostro sito girelloni.net.
